Ho pensato potesse essere utile parlare delle implicazioni psicologiche legate alla diagnosi di tumore al seno perché proprio Ottobre è il mese della prevenzione nella lotta al tumore al seno.
Iniziamo con il dire che nel momento in cui si scopre di avere un tumore, ovunque esso sia localizzato, si scatenano in noi una miriade di pensieri e di emozioni solitamente cariche di angoscia, terrore, paura e ansia.
Accanto a ciò si inizia a provare un forte senso di confusione e una grande incertezza perché la diagnosi di tumore porta a percepirsi improvvisamente come vulnerabili e inermi di fronte a un qualcosa che cresce dentro di noi e che noi non sappiamo molto bene come combattere.
Inoltre sentiamo che la nostra vita, come la conoscevamo fino a pochi secondi prima, diventa improvvisamente difficile da controllare e si scatena in noi una forte angoscia di morte.
La diagnosi di tumore è un terremoto che crea una voragine e che risucchia, distruggendo, tutto ciò che era stato costruito su quel terreno.
In pochissimi secondi si sente che la propria vita cambia drasticamente da un punto di vista anche concreto, ad esempio basta pensare a tutti quegli appuntamenti di lavoro o con la famiglia o con gli amici che devono essere cancellati.
Ci si sente come catapultati all’interno di una sorta di tempo sospeso e immobile, in attesa della speranza di guarire; desiderio che a volte si teme sia così impossibile raggiungere da non riuscire più a respirare.
Parlando più nello specifico di tumore al seno, questa diagnosi scatena emozioni forse ancora più forti e difficili da gestire.
Il seno, per la donna stessa e in parte anche per la cultura e la società nella quale è inserita, è simbolo di femminilità, sensualità e maternità: ecco che quindi spesso una donna a cui viene diagnosticato un tumore al seno si sente colpita nel profondo della propria identità. La lacerazione identitaria riguarda, perciò, l’intimità della donna che, in alcuni casi, non si riconosce quasi più come una donna: in pochi secondi viene distrutta l’immagine di donna, di mamma e di persona capace di attrarre anche sessualmente e fisicamente altre persone.
La diagnosi di tumore al seno ha un impatto anche sulla dimensione sociale, mi spiego meglio: una possibile operazione al seno, soprattutto laddove questo non possa o non voglia essere ricostruito nell’immediato, è più facilmente osservabile di altre operazioni; pensiamo a un seno asportato, a meno che non venga indossato un reggiseno imbottito che in parte permette di “nascondere”, è un qualcosa che può essere visto anche da sconosciuti nel momento in cui si indossa un costume o un vestito o una maglietta più leggera.
Il possibile intervento, inoltre, viene vissuto da un punto di vista razionale come salvifico; tuttavia emotivamente esso viene vissuto come un’invasione e una mutilazione del proprio corpo e della propria immagine corporea.
Il corpo e conseguentemente anche l’immagine corporea viene, infatti, menomata e questo ha delle conseguenze importanti sull’immagine personale di se stessi: come ho già scritto prima viene colpito il simbolo della femminilità, della maternità e della sessualità.
Ecco che la diagnosi di tumore al seno può portare a sviluppare diversi disturbi sul versante ansioso o depressivo sia perché entrano in gioco diverse emozioni sia perché l’identità della donna viene attaccata duramente.
Per stare meglio è necessario che la donna riesca a ricostruire la propria immagine e la propria identità in parte frantumata in diversi pezzi: deve riuscire, metaforicamente parlando, a ricucire insieme le parti di se stessa che sono state lacerate da quanto ha vissuto.
È quindi necessario avviare un percorso di sostegno psicologico/psicoterapeutico che possa accompagnare la persona in questo percorso straziante e la possa aiutare ad uscire da esso come persona integra sostenendola, appunto, nelle emozioni più angoscianti ma soprattutto nella ricostruzione della propria identità aiutandola a riadattarsi a una nuova forma fisica o a nuove protesi inserite all’interno del suo corpo.
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