Quanta confusione c’è intorno a questi due termini?
Quando viviamo una storia diverse sono le dinamiche che entrano in gioco, tra queste ci sono le caratteristiche reali del partner che andiamo a scegliere e le caratteristiche che invece, in parte, introduciamo noi e quindi i lati del partner più idealizzati che forse abbiamo bisogno di vivere proprio in quel modo.

Quando viviamo una storia è comune chiedersi se si prova veramente amore proprio per la persona che abbiamo scelto.
Quando viviamo una storia è anche comune chiedersi cosa bisognerebbe provare se si fosse realmente innamorati: siamo alla costante ricerca di parametri oggettivi in dinamiche che sono, invece, esclusivamente soggettive. Forse il bisogno di questa oggettività ci permette di sentirci rassicurati di aver scelto la persona che crediamo essere “giusta” per noi.
Ma l’ulteriore domanda è: cosa si intende per “giusta?”

Sembra quasi di vivere una storia perfetta e senza nuvole all’orizzonte e all’improvviso questi tarli entrano nella nostra mente e liberarsene è difficile.
Si rischia così di entrare in un labirinto di domande e di girare e girare in tondo senza più trovare la via di uscita.

L’innamoramento è una fase in cui effettivamente sentiamo le cosiddette “farfalle nello stomaco” che generano in noi una sorta di dipendenza perché ci portano a desiderare di sentirle ancora e ancora perché intervengono a livello cerebrale dei neurotrasmettitori potenti come la serotonina e la dopamina che producono nel nostro organismo un effetto neurochimico simile a quello generato dall’assunzione delle droghe.
Durante la fase dell’innamoramento si prova un vero e proprio desiderio che quasi sfocia nell’ossessione: una sorta di dipendenza verso il proprio amato tanto che in molti casi arriviamo a mettere in secondo piano tutte quelle attività che per noi prima erano importanti.
I nostri occhi vedono solo la persona che amiamo, la nostra mente ci porta con il pensiero sempre a lei/lui e il corpo ne ha bisogno quasi come fosse aria: questo stato emotivo ci appaga e ci fa sentire realizzati.
Le emozioni provate sono effettivamente ampliate e quindi percepite da noi come più intense proprio per l’attivazione dei neurotrasmettitori di cui parlavamo prima.
La maggiore energia e la maggiore voglia di vivere che proviamo sono effettivamente reali: sempre effetto di quei famosi neurotrasmettitori.
Gli amici ci possono accusare di avere gli “occhi a cuoricino” perché è effettivamente così: l’idealizzazione verso la persona di cui ci siamo innamorati e verso la relazione che abbiamo con lei/lui è massima.

Tuttavia ci sono anche dei lati negativi: questa escalation emotiva richiede un dispendio energetico importante al nostro organismo e alla lunga questo sarebbe distruttivo.
Inoltre non ci permette di vivere e vedere realmente l’altra persona e di conseguenza la relazione nella quale ci troviamo: i meccanismi più disfunzionali, che in misura maggiore o minore sono presenti in ogni relazione, non vengono visti.
È quindi fisiologico il passaggio successivo che è quello che consente di spostarsi dalla fase dell’innamoramento a quello dell’amore.

Per alcuni di noi questo passaggio è, però, doloroso perché l’adrenalina generata da quelle emozioni così intense diviene vitale come l’aria. Emozioni in parte presenti anche nella fase dell’amore ma non così amplificate: l’amore è forse un sentimento più “tranquillo e razionale” che permette poi di costruire quel senso di complicità che lega al partner, partner visto più “realmente” e quindi anche carico dei suoi difetti.

Nella fase dell’amore si possono percepire anche emozioni più negative come noia e stanchezza e l’assenza di adrenalina provata precedentemente insinua dubbi spinosi nella mente che mettono, almeno in alcuni momenti, in dubbio il proprio sentimento.
Sentimento che deve poi essere ritrovato arrivando a un equilibrio tra l’amore provato e le emozioni anche negative che si possono presentare nelle relazioni più lunghe.
Nell’amore si genera insieme un progetto di vita futuro e comune e questo porta con sé anche fatica: non è più tutto “bello e roseo”; la costruzione delle fondamenta della propria casa futura richiede anche sudore e lacrime mettendo in disparte, in alcuni momenti, quelle emozioni così belle e intense provate inizialmente.

Nella costruzione di questo progetto a lungo termine avviene un rimescolamento e un cambiamento di tutto: ci mettiamo in gioco noi, si mette in gioco l’altra persona e perfino la relazione per arrivare a generare qualcosa di diverso, di nuovo e di unico.

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