La gelosia è un sentimento conosciuto da molti che viene, da alcune persone, vissuto in modo negativo per diversi motivi: ad esempio può essere percepito come eccessivo oppure può far star male sé stessi o gli altri oppure può rendere più insicuri e quindi portarsi a chiedere il motivo per il quale si è così gelosi.

Partiamo dal presupposto che la gelosia è un’emozione che iniziamo a conoscere fin da piccolissimi: i neonati, infatti, sviluppano gelosia nei confronti delle figure genitoriali o nei confronti delle figure che si prendono cura di loro perché sentono che la loro stessa sopravvivenza, sia in termini di accudimento fisico che in termini di nutrimento emotivo, dipende da quelle stesse figure.
In poche parole i bambini, fin da subito, hanno bisogno di una/due figure nelle quali porre fiducia circa la loro sopravvivenza: quando sentono che questi adulti concentrano parte delle loro attenzioni verso altro sviluppano sentimenti di gelosia come meccanismi di difesa nei confronti della loro stessa sopravvivenza che manifestano, ad esempio, attraverso il pianto. Ovviamente non si ha il ricordo di questo sentimento che risulta essere, in questi casi, “sano e protettivo.”
Mano a mano che si cresce il sentimento di gelosia viene spostato verso altre figure per noi importanti e che vanno a soddisfare altri bisogni, non legati alla sopravvivenza fisica certo, ma ugualmente importanti: diventiamo gelosi, quindi, di amici, di fratelli e sorelle e dei rispettivi partner. Anche in questi casi, se non eccessiva, la gelosia continua a essere un sentimento sano.

Allora perché la gelosia che provo costituisce un problema per me o per la persona a cui voglio bene?
Dopo aver letto quanto scritto sopra sorge spontanea la domanda: perché allora la mia gelosia è un “problema”?
La gelosia diventa disfunzionale e quindi, in questo senso, arriva a costituire un problema quando porta a farmi stare male o fa stare male la persona alla quale io invece voglio bene o ancora quando la relazione ne risente negativamente.
In questi casi la gelosia non è più quel sentimento “sano e protettivo” del quale parlavamo prima ma diventa, invece, distruttivo; in queste situazioni la gelosia viene inconsciamente usata per nascondere delle fragilità personali: ecco che questo sentimento arriva a dar voce ad alcune nostre insicurezze creandone però, al tempo stesso, molte altre. Ad esempio si può essere gelosi perché si sente di non meritare quel rapporto per noi così importante oppure possiamo non credere in noi stessi e quindi chiederci cosa quella persona trovi in noi o ancora possiamo temere che l’altro trovi una persona migliore di noi e noi, invece, non saremmo mai più in grado di incontrare nessun altro che possa farci stare così bene o possiamo avere sperimentato sulla nostra pelle relazioni che ci hanno ferito tantissimo perché da un giorno all’altro, senza una motivazione apparente, siamo stati abbandonati.
Tutte queste fragilità portano, per ovvie ragioni, a diventare gelosi della relazione e della persona che non vogliamo perdere per nessuna ragione: in questo c’è una base personale di sofferenza e dolore profondo. A questo carico emotivo se ne viene ad aggiungere un altro: quello in cui sento che attraverso la gelosia rischio di perdere la persona alla quale io voglio così bene e quindi rischio di crearmi ancora più sofferenza e dolore.

Come si può uscire da questo labirinto?
La consapevolezza è il primo passo per iniziare a stare meglio: bisognerebbe provare a capire cosa viene espresso attraverso la gelosia e quindi bisognerebbe provare a rispondere alla domanda “Perché sono così gelosa/o? Di che cosa ho realmente paura?”
Il passo successivo diventa quello di accettare sé stessi e quindi i propri difetti, i propri limiti, le proprie paure e le proprie insicurezze: bisognerebbe provare a sospendere il giudizio di colpevolezza rivolto nei propri confronti.
Poi bisognerebbe riuscire a condividere realmente ciò che si prova con la persona cui vogliamo così bene: mostrarsi realmente, raccontarsi e narrarsi totalmente per permettersi e permettere all’altro di accedere alle proprie fragilità e alle proprie paure.
Una condivisione così intima di sé stessi è molto difficile e complesso perché dovremmo permetterci e permettere all’altro di entrare in aree interne estremamente delicate e fragili e delle quali abbiamo una paura immensa.
Infine bisognerebbe lasciare andare il proprio passato che non può essere cancellato ma che è anche portatore di sofferenza, delusioni e dolore; il passato è ormai alle nostre spalle e dovremmo provare a non permettergli di invadere e condizionare il nostro presente, il nostro futuro, noi stessi e le nostre relazioni.
Ecco che le forze dovrebbero essere concentrate sull’oggi perché non possiamo più modificare ciò che è stato ma abbiamo più margine di movimento sul ciò che sarà.

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