La gravidanza e il parto.
La gravidanza e la nascita del bambino rappresentano di per sé degli eventi critici normativi, ovvero sono avvenimenti stressanti attesi che la maggior parte delle persone si trova a dover affrontare durante il proprio ciclo di vita e che determinano, tendenzial
mente, un cambiamento ed una transizione verso una diversa fase del sistema familiare. Questi eventi critici, infatti, richiedono inizialmente una disorganizzazione e, poi, una riorganizzazione dell’assetto intrapsichico e interpersonale necessario per raggiungere un adattamento positivo alla nuova situazione che consenta al contesto familiare in cui nascerà il bambino di funzionare in modo adeguato.
La gravidanza e il parto implicano sia cambiamenti ormonali che cambiamenti che riguardano il ruolo e l’identità della donna nonché la modificazione delle attività quotidiane, le relazioni con il proprio corpo, all’interno della coppia e, più in generale, quelle sociali.
A ciò si aggiungono le nuove responsabilità circa l’accudimento del neonato che la neomamma dovrà assumersi (ad esempio l’allattamento al seno) e che possono farla sentire inadeguata nella capacità di svolgere il nuovo ruolo materno.
Inoltre, dal punto di vista culturale, la nascita di un bambino viene letta alla luce di quelli che potrebbero essere definiti “miti” associati alla maternità.
Innanzitutto, la nascita viene considerata un momento idilliaco caratterizzato da emozioni di gioia e felicità che inducono la donna a sentirsi completamente realizzata come persona.
Poi c’è il mito del “legame affettivo materno” secondo cui una buona madre è in grado di allevare il neonato e occuparsi di lui basandosi esclusivamente sul proprio istinto materno, senza aver, quindi, bisogno di qualcuno che le insegni cosa debba concretamente fare.
Infine, un altro mito, quello della “supermamma”, definisce una buona madre quella donna che risulta essere costantemente a disposizione del figlio.
In queste rappresentazioni sociali c’è e viene costruito il modello ideale della “mamma”, di quello che dovrebbe provare, di come dovrebbe comportarsi.
Si generano, perciò, nella mente delle donne (nonché in quelle dei rispettivi compagni e delle famiglie) aspettative che esse, poi, molto difficilmente sono in grado di soddisfare.
Quando ciò accade, le neomamme si sentono confuse perché quello che loro stesse credono dovrebbero provare e vivere è diverso da quello che, invece, sentono realmente.
Si può, quindi, affermare che, da un lato, il parto costituisce una normale esperienza di vita significativa, dall’altro, esso può essere percepito come un evento fortemente stressante a causa delle modificazioni che comporta.
Per tale motivo, in alcune circostanze può determinare, soprattutto nella neomamma, l’insorgere di disturbi psicopatologici, più o meno gravi, a breve o a lungo termine.
Ecco che la gravidanza, la nascita ed il periodo successivo al parto, il post – partum, sono momenti delicati in cui la donna risulta essere maggiormente vulnerabile allo sviluppo di malattie psicosomatiche a breve o a lungo termine.
In questo articolo verranno affrontati in particolare due disturbi: la Maternity Blues e la Depressione Post-Partum.
La Maternity Blues.
La Maternity Blues o Baby Blues o Disforia Post – Partum è una sindrome emozionale transitoria caratterizzata da una tristezza post – partum.
La sua frequenza è piuttosto elevata in quanto colpisce tra il 39% e l’85% delle donne ed emerge nella prima settimana dopo il parto: viene, quindi, considerata un disturbo lieve che, appunto perché così diffuso, costituisce una normale e tipica reazione all’esperienza della gravidanza e del parto.
La Maternity Blues può durare da poche ore ad alcuni giorni ma, comunque, si risolve spontaneamente entro le prime due o tre settimane dalla nascita del bambino e non ha conseguenze negative a breve o a lungo termine sulla mamma e sul neonato.
La Maternity Blues si può definire uno stato emotivo caratterizzato da tratti depressivi ma è opportuno che venga distinta da una Depressione Post – Partum perché i sintomi della prima sono più lievi, perdurano meno nel tempo e, tendenzialmente, si risolvono automaticamente senza che sia necessario un intervento psicoterapeutico.
I sintomi principali della Baby Blues sono: le numerosi crisi di pianto, l’ipersensibilità, l’irritabilità, la scarsa interazione con il neonato, disturbi del sonno, inappetenza, cefalee, mancanza di energie, sentimenti di inadeguatezza circa la propria capacità di svolgere il ruolo di mamma.
La Maternity Blues viene determinata, soprattutto, dai drammatici cambiamenti nei livelli ormonali che seguono i giorni successivi al parto.
Il trattamento della Maternity Blues non richiede l’avvio di particolari psicoterapie o la somministrazione di farmaci, bensì l’assunzione di comportamenti empatici e di rassicurazione nei confronti della neomamma.
La Depressione Post – Partum.
La Depressione Post – Partum interessa circa il 15% – 20% delle donne e può insorgere nelle prime quattro settimane dopo il parto e perdurare fino a un anno da esso o per un periodo più lungo, soprattutto se non trattata. La Depressione Post – Partum, a differenza della Maternity Blues, non recede spontaneamente.
Essa è caratterizzata dalla presenza, quasi ogni giorno per un periodo di almeno due settimane, di
umore depresso, marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte della giornata, quasi ogni giorno.
Devono inoltre essere presenti almeno 5 o più dei seguenti sintomi, perduranti per un periodo di almeno due settimane: significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’appetito; insonnia o ipersonnia; agitazione o rallentamento psicomotorio; mancanza di energia (che si può tramutare anche in tarscuratezza nei confronti di se stessa); sentimenti eccessivi di svalutazione (ad esempio l’insicurezza della donna circa la propria capacità ad assumere un ruolo materno) o di colpa; un’eccessiva preoccupazione per il benessere del figlio neonato (ad esempio, la donna può avere paura a rimanere sola con il proprio bambino per il timore di farlo cadere o fargli del male) o al contrario non curanza nei confronti del bambino; ridotta capacità di pensare o di concentrarsi; un’ostilità più o meno manifesta nei confronti del bambino; pensieri ricorrenti di morte.
Questi sintomi causano un disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o di altre aree importanti.
Le conseguenze della Depressione Post – Partum possono essere gravi in particolare per la relazione madre-bambino in quanto la donna, infatti, risulta essere meno disponibile, nei confronti del bambino, soprattutto sul piano emotivo e non si comporta in modo sufficientemente empatico. Le madri depresse interagiscono in maniera meno sensibile con i loro bambini perché sono concentrate, assorbite nei propri pensieri, sentimenti e preoccupazioni.
Tutto ciò può avere ulteriori conseguenze negative, a breve, medio e lungo termine, per un adeguato sviluppo cognitivo, socio – emozionale e comportamentale del bambino.
Come curare la Depressione Post-Partum tramite la terapia
Per un adeguato sviluppo del bambino ed il benessere della madre è necessario attivare trattamenti psiclogici e farmacologici per le donne che soffrono di questo disturbo al fine di impedire eventuali conseguenze negative a lungo termine.
Un intervento psicologico immediato può essere fatto attraverso un ascolto empatico e non giudicante che permetta alla donna di aprirsi al dialogo e parlare dei problemi pratici che vive nella relazione con il figlio.
Spesso le donne ritengono che la possibilità di parlare liberamente di quanto accaduto durante il travaglio e il parto sia catartica.
Infatti se i pensieri e gli stati emotivi più stressanti e negativi non vengono accettati, compresi e elaborati da chi le prova, possono continuare ad agire a livello intrapsichico determinando una costante sofferenza.
Questo lavoro può essere fatto, inizialmente, anche attraverso una terapia online che può offrire alla donna l’aiuto professionale che ricerca in un momento per lei particolarmente faticoso e che le può rendere difficile effettuare tanti spostamenti da casa per recarsi personalmente nello studio del professionista.
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