Una delle maggiori paure dei genitori, e sicuramente di quelli che ho visto io in questi anni, è legata al timore che i figli smettano di confidarsi con loro, soprattutto raggiunta l’età adolescenziale.
Certo è vero che, visti i cambiamenti tipici di questa fase di vita, un figlio adolescente è più restio a confidarsi con i propri genitori trovando, invece, nel gruppo dei pari dei validi custodi di quelli che possono essere i suoi segreti.
Riconosco anche che, per un genitore, sentirsi improvvisamente estraneo per i propri figli possa essere doloroso, frustrante e mortificante però consiglio di cercare di non provare timore o rabbia se si inizia a sentire che il proprio figlio, adolescente o quasi adolescente, comincia a diventare uno sconosciuto; ci sono alcuni errori da non fare affinché il rapporto con lui non venga inficiato da un vostro possibile comportamento, sicuramente fatto in buona fede, che però potrebbe portarlo ad allontanarsi ulteriormente.
Per prima cosa vorrei invitarvi a non spiare MAI il suo telefono, il suo computer o, peggio ancora, seguirlo di persona: la sua privacy va sicuramente rispettata anche laddove temete che vostro figlio vi stia nascondendo qualcosa che secondo voi possa mettere a repentaglio la sua incolumità o il suo benessere psicofisico. In questo caso quello che posso consigliarvi di fare è parlargli oppure rivolgervi a un terapista che vi aiuterà ad affrontare questo momento individuando insieme a voi le strategie migliori per superare questo momento così delicato.
Se invece non temete tutto ciò, ma fareste quanto scritto sopra solo per una vostra semplice curiosità, ecco vi consiglio di tenere la vostra curiosità per voi perché rischiereste di scatenare in vostro figlio, se scoperti, comportamenti che lo allontanerebbero ancora di più.
Un altro consiglio che posso dare è quello di non essere spaventati dalle emozioni negative che possono avere i vostri figli: spesso i genitori si preoccupano se i propri figli sono stressati o hanno sentimenti di dolore e/o di preoccupazione.
Mi viene in mente una mamma che seguivo e che era molto preoccupata per la figlia che si era appena lasciata con il suo fidanzatino del liceo perché temeva che “la sua bambina” (ormai non più tanto bimba) soffrisse troppo e, per evitare che ciò potesse accadere, le diceva che non doveva reagire in quel modo, che avrebbe sicuramente trovato un altro fidanzatino e che quello passato era stato solo un amore passeggero e presto se ne sarebbe dimenticata.
Se da una parte, una volta cresciuti, sappiamo che le parole di quella mamma rappresentano la verità, dall’altra parte bisogna sempre ricordare che, da adolescenti, si soffre veramente per quanto sta accadendo e lo si vive come una vera e propria catastrofe.
E per un ragazzino o una ragazzina sentire che il proprio genitore, con cui magari si sta confidando in quel momento, non lo capisce o, peggio ancora, sminuisce il proprio modo di sentirsi, lo fa sentire ancora più solo nel proprio dolore e lo spingerà, nelle volte successive, a cercare altri con cui potersi confidare ed aprire.
Quindi il mio consiglio è quello di riconoscere il dolore provato da vostro figlio, accettarlo senza sminuirlo e aiutare lui stesso ad accettarlo senza paura che ne possa essere distrutto.
Se i vostri figli si sentono riconosciuti e capiti nei loro pensieri e nei loro sentimenti, è più facile che, le volte successive che staranno male o avranno delle preoccupazioni, chiederanno a voi stessi il vostro aiuto.
Poi ricordate che l’empatia, ovvero il capire i vostri figli, non significa permettere loro di fare sempre e comunque quello che meglio credono: consiglio sempre ai genitori di comportarsi come genitori e non come amici dei propri figli; le punizioni e i limiti devono essere sempre dati, pur capendo un possibile stato d’animo negativo. Comprendere non significa giustificare.
Vi farò un breve esempio: se vedete vostro figlio entrare in casa sbattendo in modo violento la porta, lanciando per terra il giubbotto e chiudendosi in camera, quello che potreste fare è dirgli che forse gli è accaduto qualcosa che lo ha fatto certamente arrabbiare e che probabilmente avrebbe fatto arrabbiare voi stessi se foste stati al suo posto MA che questo non lo autorizza a comportarsi così e che sarete disposti ad ascoltarlo per sapere cosa sia accaduto dopo che lui avrà raccolto la sua giacca da terra.
Sentirsi capiti senza che vengano giustificati qualsiasi tipologia di atteggiamenti permette, in parte, ai vostri figli di calmarsi e di trovare in voi una base sicura a cui appoggiarsi e con cui confidarsi.
Riconosco che fare ciò può risultare difficile per un genitore perché richiede uno sforzo maggiore al fine di concentrarsi su come si sente il proprio figlio, lasciando da parte, almeno per un attimo, le proprie emozioni e i propri sentimenti.
A volte, senza rendersene conto, comportarsi da amici o da salvatori dei propri figli proteggendoli in tutto e per tutto determina, solo apparentemente, un avvicinamento e una maggiore apertura da parte loro ma, nel lungo periodo, questo comportamento non pagherà perché poi i ragazzini cercheranno qualcuno che, sì li capisca, ma che funga anche da guida stabile e sicura e questo significa, come già scritto precedentemente, essere dei genitori che comprendono ma non giustificano, che ascoltano ma che danno dei limiti, laddove debbano essere dati.
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